martedì 3 marzo 2009

28 Febbraio/1 marzo 2009 - Ciaspolata al Rifugio Altissimo

Martedì mattina. Sono passate già due notti di riposo ma l'acido lattico non accenna ad andarsene. Sembrerà strano, ma ogni volta che sento i muscoli tirare mi viene in mente un piacevole ricordo, fatto di neve, freddo, sole, nebbia, sorrisi, fatica...Non immaginavo che due giorni sulla neve potessero essere così appaganti.
Ho visto un posto finora a me sconosciuto e mi ha lasciato meravigliato e stupito. Lì al Rifugio Graziani, i cartelli quasi completamente sommersi dalla neve mi dicono che d'estate passa una strada, che si può venire in macchina ai piedi dell'Altissimo. Si vede anche il cartello del parcheggio ma il parcheggio non c'è: mi fido delle indicazioni. Intorno è tutto bianco: davanti a noi una lunghissima salita da attaccare con le ciaspole per raggiungere la vetta.
Inizio il cammino... calcio deciso sulla neve con la punta, per piantare il rampone. Ho il fiatone, mi fermo, riparto, faccio fatica. Il sole picchia forte sulla distesa innevata e il manto bianco inizia a squagliarsi e fa scivolare. Più si sale e più è difficile fare presa sul terreno.
Ancora un po'...ancora qualche metro...Vedo Renato che da lassù scruta col binocolo la colonna di persone che sale faticando lungo il ripido pendio: si preoccupa che tutti arrivino alla meta, molla lo zaino, si lancia giù e affianca gli ultimi, li incita a salire e tutti arrivano alla cima.
Siamo tutti arrivati: il rifugio Altissimo ci aspetta lì, ne vediamo solo il tetto, il resto è sommerso da 4-5 metri di neve. Finalmente si può riposare al caldo e scherzare in compagnia. Ci raccontiamo della fatica, dei paesaggi visti, del Garda che non si vede perchè giù c'è nebbia, dell'impresa che abbiamo portato a termine, siamo tutti affaticati ma soddisfatti.
Passano le ore, guardiamo il sole che colora il cielo di rosa e di mille tinte violacee, poi sparisce e ci lascia avvolti da un paesaggio silenzioso, irreale, incantato.
Ancora niente con quello che verrà dopo...
Usciamo fuori. E' calata la notte, il vento sferza la cima del monte e il freddo è quasi insostenibile. Resistiamo dieci minuti, con la testa piegata verso l'alto: centinaia, migliaia, milioni di stelle punteggiano il cielo terso e noi fatichiamo a riconoscere le costellazioni, completamente diverse da quelle che di solito siamo abituati a vedere, fatte di 7-8 stelle soltanto e qui sono migliaia!
Una stella cadente taglia la volta in verticale...ci penso un secondo solo ma non esprimo alcun desiderio: il desiderio era quello di vivere una giornata indimenticabile e questo si è già avverato...
Rientriamo al caldo del rifugio a riposare. Non sappiamo ancora cosa ci riserverà la natura domani: sarà uno spettacolo diverso, un nebbione e un freddo da paura, ma sarà pur sempre un spettacolo di quelli che ti rimangono nel cuore.
Gustatevi un bel po' di foto qui e qui!

3 commenti:

La Dolce ha detto...

Non capisco questa gente non allenata che viene in montagna a fare 1000 m di dislivello e poi al martedì ha ancora mal di gambe. A me non succede mai. ;-)

Unknown ha detto...

Però da questa descrizione sembra che sia stato tutto rose e fiori, ci vorrebbe un contro-post polemico che descriva anche i contrattempi che ci sono stati; mancanza d'acqua in rifugio, contrattempi con le automobili, freddo ed umidità nelle camere da letto :-)

P.S. Io fino a quando Renato non ha detto che in rifugio mancava l'acqua corrente, non ci avevo creduto.

blogger misteriosen ha detto...

Cari ragazzi, sapete benissimo che il Blogger Misteriosen scrive solo di cose poetiche e avventurose.
Potevo forse scrivere che bisognava stare attenti a dove si mettevano i piedi fuori dal rifugio, perchè sennò si pestavano delle sospette chiazze di neve gialla??Ma vi pare poesia questa?????????