martedì 10 marzo 2009

28 Febbraio - 1 Marzo - Altissimo di Nago

Dopo una giornata incredibile di sole e neve, siamo arrivati al Rifugio Altissimo dove sono previsti la cena e il pernotto. Distrutta dalla fatica ed estasiata dal panorama, resto fuori almeno un'ora per scattare le foto a prova dell'incredibile impresa. Salire una cima dà sempre una grande soddisfazione, ma salirla con la neve è un'altra cosa. Sia per la fatica ( ogni passo richiede sforzo e concentrazione) sia per l'incredibile bianco scenario che si presenta dall'alto.
La visione delle cornici di neve modellate dal vento, delle mensole sulle pareti innevate da dove qualche giorno prima si è staccata una valanga, del profilo maestoso e luccicante del Baldo resteranno a lungo impressi nella mia mente. Mentre sono in contemplazione del panorama, la maggior parte della comitiva si fionda dentro il rifugio in cerca di un posto caldo. Così, quando entro, i letti al piano terra e al primo piano dove ci sono le stufe accese, sono già tutti occupati e a me resta il secondo piano alias sottotetto dove fa decisamente freddo tanto che, respirando, dalla bocca esce fumo come se fossimo all'aria aperta. Per fortuna ci sono tre coperte a testa e poi nella stanzetta da quattro posti ci sono sei letti quindi si potrà contare sull'effetto stalla per scaldarsi. C' è una bagno anche al secondo piano, ma il cartello appeso sulla porta d'ingresso "solo pipì" mi ricorda una cosa che sapevo già : non c'è acqua corrente. Cerco di tirar fuori il mio spirito d’adattamento, ma mi viene la nausea lo stesso. Respingo il pensiero a quando ci sarà la necessità e più congelata di quando sono entrata, scendo al piano terra per appropriarmi di un posto in pole position vicino alla stufa. C’ è sempre un qualcosa di magico nella sala pranzo dei rifugi, quando sorseggiando una tazza di the o di vin brulè tenuta a piene mani per scaldarsi, si rivivono i momenti della giornata. Chi racconta della salita che non finiva più, chi della neve troppo soffice su cui non si faceva presa, chi mostra le foto sullo schermo della digitale, chi si ricorda di quando era stato qui d’estate, di quella volta che ... Tra una chiacchiera e l’altra arriva l’ora della cena. Il rifugio è accessibile solo a piedi o con gli sci, quindi tutto quello che mangiamo è stato portato a spalle dai gestori. Nonostante questo, non manca niente: orzetto, canederli, polenta, formaggio, salsiccia, funghi, crauti, fagioli, carne salada , torta sbrisolona e non sono le possibilità di scelta del menu, è tutto quello che abbiamo mangiato. Tutto buonissimo. Quella degli alpinisti è una fame sincera.

In più, per conciliare il sonno e scaldare gli animi e i corpi, ad un certo punto, sopra i tavoli sono comparsi dei vasi da conserva pieni di grappa a tutti i gusti nel numero di 39. Da un classico pino mugo, genziana, mirtillo alle erbe dai nomi più strani fino all’aglio e al peperoncino. Non credo che qualcuno sia riuscito ad assaggiarle tutte anche se molti ci sono andati vicino, ma la grappa era buona perché il giorno successivo non c’era nessuno con il mal di testa. La serata è stata davvero divertente e abbiamo dovuto smentire la regola per cui in rifugio alle dieci si spegne la luce e si va a dormire presto.

Poi quando abbiamo appoggiato la testa sul cuscino, qualcuno ha preso sonno subito, molti altri sono rimasti ad ascoltare la dolce sinfonia di chi ronfava placidamente, anche se chi ha dormito, giura di non aver mai russato in vita sua.

Al mattino successivo, il Monte Altissimo era avvolto dalle nuvole e noi eravamo nel mezzo. Aria umida e gelida, visibilità poco più di cinque metri, ma il nostro magico capo gita e i nostri accompagnatori sono riusciti a riportarci a valle ignari del fatto che avremo raccontato quello che era successo.

1 commento:

Unknown ha detto...

Ecco, questa è già una recensione più realistica :-)