lunedì 23 marzo 2009

15 Marzo - Ciaspolata in Val Venegia

Chi me l'ha fatto fare di svegliarmi alle 5 anche questa domenica mattina ? E' sempre lei la mia meravigliosa e maledetta passione per la montagna. I ripensamenti durano il tempo di alzarsi e vestirsi. Poi il profumo del caffè scaccia ogni dubbio. E quando ( non ancora le 6) arrivo al punto di ritrovo e vedo le facce altrettanto assonnate dei miei compagni di gita, ho la certezza che anche oggi non resterò delusa e che insieme passeremo una splendida giornata.

Il pullman ci porta a passo Valles e da lì risaliamo con le ciaspole ai piedi, la Val Venegia fino al passo Rolle.
Il primo tratto di sentiero è nel bosco, poi si esce in una piana assolata con vista in primo piano sul Mulaz , 2906 metri di maestosa roccia dolomia.
In barba al meteo (e in barba a Zagallo) che dava brutto tempo, la giornata è splendida e ci possiamo godere uno spettacolo incredibile. Se dovessi far conoscere a qualcuno la montagna, lo porterei esattamente qui in Val Venegia, perché sembra di essere dentro una cartolina perfetta. Di neve ce ne sono ancora più di due metri e quando siamo arrivati alla Malga Venegia ne abbiamo avuto la prova tangibile, vedendo gli uomini che spalavano la neve dal tetto.

Dalla Malga Venegia si risale la valle verso la Malga Venegiota sempre in falso piano. Si procede tranquillamente su una traccia di neve ben battuta. Superata questa Malga il sentiero inizia a salire fino alla Baita Segantini dove si fa la sosta pranzo e dove tutti possono ammirare con invidia il panino astronave di Massimo e i biscotti giganti che Roberta inzuppa nella tazza di the ricavata dal coperchio del thermos.

Dopo la sosta, saliamo la Cima Costazza dal versante Nord. Dalla Cima la vista spazia a 360° ( vedi video allegato) e la soddisfazione è notevole, anche nella discesa sulla neve fresca.

Ultimo sforzo fino a passo Rolle dove si conclude la nostra gita.

martedì 10 marzo 2009

28 Febbraio - 1 Marzo - Altissimo di Nago

Dopo una giornata incredibile di sole e neve, siamo arrivati al Rifugio Altissimo dove sono previsti la cena e il pernotto. Distrutta dalla fatica ed estasiata dal panorama, resto fuori almeno un'ora per scattare le foto a prova dell'incredibile impresa. Salire una cima dà sempre una grande soddisfazione, ma salirla con la neve è un'altra cosa. Sia per la fatica ( ogni passo richiede sforzo e concentrazione) sia per l'incredibile bianco scenario che si presenta dall'alto.
La visione delle cornici di neve modellate dal vento, delle mensole sulle pareti innevate da dove qualche giorno prima si è staccata una valanga, del profilo maestoso e luccicante del Baldo resteranno a lungo impressi nella mia mente. Mentre sono in contemplazione del panorama, la maggior parte della comitiva si fionda dentro il rifugio in cerca di un posto caldo. Così, quando entro, i letti al piano terra e al primo piano dove ci sono le stufe accese, sono già tutti occupati e a me resta il secondo piano alias sottotetto dove fa decisamente freddo tanto che, respirando, dalla bocca esce fumo come se fossimo all'aria aperta. Per fortuna ci sono tre coperte a testa e poi nella stanzetta da quattro posti ci sono sei letti quindi si potrà contare sull'effetto stalla per scaldarsi. C' è una bagno anche al secondo piano, ma il cartello appeso sulla porta d'ingresso "solo pipì" mi ricorda una cosa che sapevo già : non c'è acqua corrente. Cerco di tirar fuori il mio spirito d’adattamento, ma mi viene la nausea lo stesso. Respingo il pensiero a quando ci sarà la necessità e più congelata di quando sono entrata, scendo al piano terra per appropriarmi di un posto in pole position vicino alla stufa. C’ è sempre un qualcosa di magico nella sala pranzo dei rifugi, quando sorseggiando una tazza di the o di vin brulè tenuta a piene mani per scaldarsi, si rivivono i momenti della giornata. Chi racconta della salita che non finiva più, chi della neve troppo soffice su cui non si faceva presa, chi mostra le foto sullo schermo della digitale, chi si ricorda di quando era stato qui d’estate, di quella volta che ... Tra una chiacchiera e l’altra arriva l’ora della cena. Il rifugio è accessibile solo a piedi o con gli sci, quindi tutto quello che mangiamo è stato portato a spalle dai gestori. Nonostante questo, non manca niente: orzetto, canederli, polenta, formaggio, salsiccia, funghi, crauti, fagioli, carne salada , torta sbrisolona e non sono le possibilità di scelta del menu, è tutto quello che abbiamo mangiato. Tutto buonissimo. Quella degli alpinisti è una fame sincera.

In più, per conciliare il sonno e scaldare gli animi e i corpi, ad un certo punto, sopra i tavoli sono comparsi dei vasi da conserva pieni di grappa a tutti i gusti nel numero di 39. Da un classico pino mugo, genziana, mirtillo alle erbe dai nomi più strani fino all’aglio e al peperoncino. Non credo che qualcuno sia riuscito ad assaggiarle tutte anche se molti ci sono andati vicino, ma la grappa era buona perché il giorno successivo non c’era nessuno con il mal di testa. La serata è stata davvero divertente e abbiamo dovuto smentire la regola per cui in rifugio alle dieci si spegne la luce e si va a dormire presto.

Poi quando abbiamo appoggiato la testa sul cuscino, qualcuno ha preso sonno subito, molti altri sono rimasti ad ascoltare la dolce sinfonia di chi ronfava placidamente, anche se chi ha dormito, giura di non aver mai russato in vita sua.

Al mattino successivo, il Monte Altissimo era avvolto dalle nuvole e noi eravamo nel mezzo. Aria umida e gelida, visibilità poco più di cinque metri, ma il nostro magico capo gita e i nostri accompagnatori sono riusciti a riportarci a valle ignari del fatto che avremo raccontato quello che era successo.

martedì 3 marzo 2009

28 Febbraio/1 marzo 2009 - Ciaspolata al Rifugio Altissimo

Martedì mattina. Sono passate già due notti di riposo ma l'acido lattico non accenna ad andarsene. Sembrerà strano, ma ogni volta che sento i muscoli tirare mi viene in mente un piacevole ricordo, fatto di neve, freddo, sole, nebbia, sorrisi, fatica...Non immaginavo che due giorni sulla neve potessero essere così appaganti.
Ho visto un posto finora a me sconosciuto e mi ha lasciato meravigliato e stupito. Lì al Rifugio Graziani, i cartelli quasi completamente sommersi dalla neve mi dicono che d'estate passa una strada, che si può venire in macchina ai piedi dell'Altissimo. Si vede anche il cartello del parcheggio ma il parcheggio non c'è: mi fido delle indicazioni. Intorno è tutto bianco: davanti a noi una lunghissima salita da attaccare con le ciaspole per raggiungere la vetta.
Inizio il cammino... calcio deciso sulla neve con la punta, per piantare il rampone. Ho il fiatone, mi fermo, riparto, faccio fatica. Il sole picchia forte sulla distesa innevata e il manto bianco inizia a squagliarsi e fa scivolare. Più si sale e più è difficile fare presa sul terreno.
Ancora un po'...ancora qualche metro...Vedo Renato che da lassù scruta col binocolo la colonna di persone che sale faticando lungo il ripido pendio: si preoccupa che tutti arrivino alla meta, molla lo zaino, si lancia giù e affianca gli ultimi, li incita a salire e tutti arrivano alla cima.
Siamo tutti arrivati: il rifugio Altissimo ci aspetta lì, ne vediamo solo il tetto, il resto è sommerso da 4-5 metri di neve. Finalmente si può riposare al caldo e scherzare in compagnia. Ci raccontiamo della fatica, dei paesaggi visti, del Garda che non si vede perchè giù c'è nebbia, dell'impresa che abbiamo portato a termine, siamo tutti affaticati ma soddisfatti.
Passano le ore, guardiamo il sole che colora il cielo di rosa e di mille tinte violacee, poi sparisce e ci lascia avvolti da un paesaggio silenzioso, irreale, incantato.
Ancora niente con quello che verrà dopo...
Usciamo fuori. E' calata la notte, il vento sferza la cima del monte e il freddo è quasi insostenibile. Resistiamo dieci minuti, con la testa piegata verso l'alto: centinaia, migliaia, milioni di stelle punteggiano il cielo terso e noi fatichiamo a riconoscere le costellazioni, completamente diverse da quelle che di solito siamo abituati a vedere, fatte di 7-8 stelle soltanto e qui sono migliaia!
Una stella cadente taglia la volta in verticale...ci penso un secondo solo ma non esprimo alcun desiderio: il desiderio era quello di vivere una giornata indimenticabile e questo si è già avverato...
Rientriamo al caldo del rifugio a riposare. Non sappiamo ancora cosa ci riserverà la natura domani: sarà uno spettacolo diverso, un nebbione e un freddo da paura, ma sarà pur sempre un spettacolo di quelli che ti rimangono nel cuore.
Gustatevi un bel po' di foto qui e qui!