giovedì 23 luglio 2009

21 giugno 2009 - Col Rosà con il corso Escursionismo

Primo giorno d'estate e finalmente siamo in Dolomiti. Mi sono mancate in questi mesi.
Partenza poco dopo Fiames sul Boite Camping Olimpia. Destinazione Cima del Col Rosà. Salita dalla parete sud ovest per la Ferrata Bovero.
L' avvicinamento alla parete è quasi un'altra escursione. Un 'ora e mezzo di cammino in salita nel bosco. Pendenza del sentiero costante. Quando arriviamo a Passo Posporcora dove indossiamo gli imbraghi qualcuno è già stanco, qualcuno deve già cambiarsi la maglietta sudata.
Sono quasi alla fine del gruppo perciò prima di attaccarmi al cavo con i moschettoni passa un'altra mezz'ora (forse anche di più) e invidio i primi anche perchè a stare ferma, tanto per cambiare, mi sono congelata le mani. In effetti la temperatura non è per niente estiva. Il sole compare e scompare tra le nuvole e qualche folata di vento mi ricorda il bollettino meteo di ieri ( 2000 Metri : min. 2° max. 8° ).

L'attacco della ferrata fa subito capire che ci sarà da far fatica. Dritto e liscio tanto da chiedersi perchè stiamo salendo da questo lato se dall'altra parte c'è un bellissimo e comodo sentiero che portava in cima lo stesso. Forse perchè da qui si ammirano le Tofane ancora piene di neve e la Val Travenanzes per tutta la salita, mentre dall'altra parte avremmo dovuto arrivare in cima per vederle, ma non è abbastanza come giustificazione. Dopo questa progressione iniziale abbastanza faticosa, ecco un canalino infido verso cui il cavo accompagna che si presenta comodo per riposarsi ma che si rivela troppo stretto per salire e come tutti i canalini lascerà il segno sulle gambe per le prossime settimane ( niente minigonna almeno fino a metà luglio. Lo sapevo che bisognava passare fuori anche se il passaggio era esposto, giuro che lo sapevo!).

Lo spigolo che segue è bellissimo. Ci sono molti appigli e ti dimentichi quasi del cavo fino al traverso dopo il quale è d'obbligo ringraziare che fosse attaccato fisso. Pausa tra i mughi e qualche scalino fino alla vetta. Panorama a 360°. Di fronte a noi il Pomagagnon con Punta Fiames dove ci sono gli altri nostri compagni di corso, anzi forse vista l'ora ( tre e mezza ), dov' erano.

La via di discesa non è così facile come ricordavo. Nel primo tratto troviamo anche la neve e in tutto il sentiero ci sono i segni delle slavine che quest'inverno si sono portare giù pezzi di montagna. Alberi ancora piegati dal peso della neve che ormai se n'è andata. Si scende pima tra i mughi e i rododendri non ancora del tutto sbocciati, poi su ghiaie e infine nel bosco che profuma di resina. La discesa è lunga ma non è difficile. Ci si può distrarre... ricordo l'estate del 98, l'estate delle mie incredibili vacanze a Cortina, l'estate in cui ho aperto un debito con la montagna. Una giornata di luglio con il cielo terso. Eravamo in tre ed eravamo partiti al mattino presto. Le immagini dei ricordi si sovrappongono a quelle del momento. Il pensiero va a due amici di un tempo che ho perso di vista, due amici che mi hanno trasmesso l'amore per la montagna. Dedico a loro la salita al Col Rosà.

Le foto. La foto di copertina del post è di Paolo.


2 commenti:

blogger misteriosen ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
blogger misteriosen ha detto...

Brava Michela!bella la dedica finale...l'amore per la montagna...a me piace pensare che me l'abbia trasmesso mia nonna, nata a Lusiana in tempi molto difficili sull'Altopiano. I suoi racconti, sentiti mille volte, ormai appartengono a me: la bisnonna che contrabbandava il tabacco attraverso i boschi, le leggende della Tita Tata, del Cavallino Bianco o del Caregon del Diavolo...Sono ricordi che mi sono stati trasmessi, ma li ho sentiti talmente tanto che li porto dentro come se li avessi vissuti.
La gente di montagna ha dentro qualcosa di magico, ed è bello per me credere di aver ereditato questo "qualcosa".