giovedì 17 settembre 2009

12 Agosto 2009 - Verso il lago Stellune

Il lago Stellune è un lago di origine glaciale che si trova ai piedi dell'omonima cima in Lagorai.
Un lago blu smeraldo incastonato tra i graniti del Lagorai , "una visione di sogno, che rifulge con le acque color azzurro cobalto e riflessi verde smeraldo che lasciano senza fiato". ( Cfr. APT Trentino)

Un paio d'anni fa, a Ferragosto, avevamo provato a raggiungerlo partendo dal Rifugio Carlettini sopra Strigno in Valsugana, ma la giornata era stata sfortunata e a causa di un piccolo incidente avevamo rinunciato.
Antonio, già dall'anno scorso, mi raccontava di voler raggiungere lo Stellune dalla Val di Fiemme attraverso un percorso in quota e di organizzare una gita da quelle parti. A noi era rimasta la voglia di vederlo. Il giro, sulla carta Kompass e Tabacco, sembrava abbastanza lungo, ma con poco dislivello, il sentiero non era segnato difficile e il percorso portava lungo una serie di laghi glaciali sicuramente magnifici.

Così, ci siamo dati appuntamento per le sei di mattina del 12 Agosto a Padova e alle sei meno dieci eravamo già in auto direzione Cavalese. A Cavalese abbiamo preso la funivia del Cermis resa tragicamente famosa per l'incidente dell'areo americano che costò la vita a molte persone. Salendo, non abbiamo potuto fare a meno di chiederci come abbia fatto l'areo degli americani a tranciare il cavo della funivia. Doveva proprio volare radente al suolo. Stavano giocando con la vita delle persone e gliel'hanno tolta.

All'arrivo della funivia, non possiamo che constatare che anche sopra i 2000 metri, la giornata non è delle più limpide, c' è una fresca brezza ma dopo la prima mezz'ora di cammino già ci si può togliere il maglione.

Prima tappa e prima forcella di Bombasel, sopra un lago dove fanno i concerti di musica classica e poi , sempre in salita, forcella del Macaco . Da questa seconda forcella si vede una lunga valle scavata nei graniti che dovremo percorrere al ritorno. Decidiamo di ragiungere lo Stellune da un' altra valle per fare un giro ad anello (una delle fissazioni e delle maledizioni degli escursionisti esperti : perchè andare e tornare dalla stessa parte se si può fare un giro ad anello ?) e saliamo quindi verso la ripida forcella del Vallone per un sentiero impervio e mal segnato. L'erba ha ricoperto la traccia in alcuni punti forse per il poco passaggio. Appena sotto la forcella, una coppia di escursionisti sta facendo la pausa pranzo e ci guarda un po' sconcertata quando ci vede svalicare verso la Val Moena. Più sconcertati ancora rimaniamo noi sul sentiero di discesa dopo mezz'ora di cammino ( un po' troppa discesa e un po' troppo tempo) quando non abbaimo ancora trovato il bivio del sentiero che dovrebbe risalire verso la forcella dell'Oro delle Buse( in breve forcella dell'Or). Antonio prova a salire il pendio fuori dal sentiero per vedere se abbiamo perso la traccia. L'unico sentiero che si presenta e solo a tratti è quello che stiamo percorrendo noi anche se rispetto alla cartina Tabacco di Antonio e alla nostra Kompass non corrisponde. Proseguiamo per questa traccia, d'accordo che se non arriveremo a un bivio che risale entro breve dovremo tornare indietro. Il cielo si è fatto ancora più scuro a causa di qualche nuvola davanti al sole, e questo non aiuta il morale. Finalmente un bivio si presenta ( non abbiamo l'altimetro, ma di sicuro siamo più bassi di un 150 metri di quello che dice la cartina) e si ricomincia a salire ma il sentiero non è dei più battuti e si procede con calma. Pietre laviche scure che fanno un rumore di cocci di vetro rotti quando ci passiamo sopra, erba che copre il sentiero e le sconnessioni del terreno. Si procede con fatica. E' l'una passata, sono tre ore e mezza che camminiamo e nella testa mi sorge un tarlo ( l'ultima funivia è alle cinque e mezza, se la perdiamo ci saranno mille metri di dicesa) e quindi, accelero il passo, per quanto possibile. Ad un certo punto arriviamo ad un bivio dove da una parte si potrebbe andare verso il lago dello Stellune (il tempo di percorrenza indicato è di 2 ore e trenta) e dall'altra parte c'è la via del ritorno (se così si può dire ) per la forcella dell'Or e la forcella Lagorai ( quella dove si deve prenderà la valle in discesa cha avevamo visto la mattina). Io, per rafforzare la mia decisione, mi siedo su un sasso e giuro di non muovere più un passo verso lo Stellune, che sicuramente non esiste ed è un invenzione dell'ufficio turistico del Trentino. In ogni caso, se esistesse, non avrebbe mai potuto essere raggiunto da alcun escursionista, perchè troppo lontano. Taccio sul fatto che a questo punto, da uno zaino, è spuntata una cartina 4LAND di nuova generazione tracciata con il GPS, intonsa, che era rimasta nascosta perchè non aveva dei bei colori. Anche gli altri, non volendo nemmeno pensare di ricorrere all'utilizzo della pila frontale per la sera, optano per la via del ritorno e quindi, con un po' di fame che si fa sentire, ci mettiamo gambe in spalla verso la forcella dell'Or. Una bella fatica arrivare in cima, ma quando ci siamo, il paesaggio ci lascia davvero senza fiato, per non parlare poi del sentiero che da lì conduce alla Forcella Lagorai e la vista da quest'ultima verso Cima D'Asta, la regina del Lagorai, sgombra dalle nubi.

Intercettata la via del ritorno, possiamo rilassarci per un attimo e mangiare qualcosa. Le nuvole che fino ad ora ci avevano accompagnato si diradano e tutto cambia aspetto. Il grigio, fino a poco prima minaccioso dei graniti, diventa argento brillante e il sole scalda gli animi. E da qui fino al ritorno è un continuo meravigliarsi per la valle incantata che stiamo attraversando, dove si trovano dei laghetti color smeraldo e un torrente d'acqua cristallina scorre. Alla fine di questa valle meravigliosa riprendiamo a ritroso la strada del mattino fino al lago di Bombasel e alla funivia, dove arriviamo giusto cinque minuti prima dell'ultima corsa.

Resta il ricordo di una bellissima giornata di avventura pura e resta aperta la partita con lo Stellune sulle cui rive prima o poi andremo a piantare la bandiera del CAI di Padova e quella dei Mussati Patavini.

lunedì 14 settembre 2009

31 Luglio - 2 Agosto Operazione Odle


Tra i buoni propositi per il 2009, il 2 gennaio era nata da Lorenzo la proposta di fare un trekking sulle Dolomiti tutti insieme. L'idea era ambiziosa: percorrere un'intera altavia dolomitica con lo zaino in spalla. Dagli otto ai dieci giorni di cammino in mezzo ai monti, un'impresa epica per i Mussati.
La proposta era stata accolta con entusiasmo da tutti, qualcuno addirittura aveva rilanciato aggiungendo l'ipotesi di portarsi la tenda sulle spalle e così, già a fine gennaio, era stata fissata una data per il trekking: ultima settimana di luglio, in modo che tutti potessero chiedere le ferie. (I Mussati sono quasi tutti degli sfigatissimi lavoratori dipendenti).

Tra un'uscita e l'altra del corso di sci, le ciaspolate invernali e l'inizio del corso escursionismo, se ne continuava a parlare, ma solo a livello ipotetico e così, a fine giugno, non era stato ancora deciso nulla anche se la Dolce, Tabarez, Blogger Misteriosen e Comici, gli unici che ci avevano creduto fino in fondo, avevano già preso le ferie.
Finalmente, in una calda sera estiva di luglio, con cartine topografiche alla mano, nel covo dei Mussati valorosamente sorvegliato da RockyBubu, sono stati messi ai voti gli itinerari proposti per un mini-trekking (mini, visto il poco tempo rimasto per l'organizzazione). E' stato scelto all'unanimità il giro delle Odle perchè non c'era mai stato nessuno, sembrava un bel posto e ci sono tanti prati (la passione di Comici).
Convinto anche Rubigno che non aveva capito del tutto il dislivello e le ore di cammino e la Cate che si è fidata ciecamente delle nostre scelte, non restava che sentire i rifugi per estendere la proposta al resto del gruppo. La mattina successiva alla otto, Tabarez chiamava i Rifugi Firenze e Genova, trovando l'amara sorpresa che per la notte di sabato 1 Agosto, al Firenze erano rimasti solo otto posti. Prenotate tutte le brande disponibili, si potevano chiamare solo altri due Mussati. Alla fine ne è stato trovato solo uno, la Cri. L'ottavo l'avremo incontrato, inaspettamente, al Rifugio Genova.

Il giro delle Odle è stato grandioso, bello oltre ogni aspettativa per la bellezza dei posti, per l'affiatamento della squadra e perchè siamo riusciti a fare, incredibilmente, tutto quello che avevamo pianificato, impresa non da poco la salita alla vetta del Sass Rigais, 3025 m., attraverso la via Ferrata.

Quello che non dimenticheremo:

Col Raiser. il posteggiatore, tutt'altro che tirolese, che ci ha fatto 'parchejare vicino u gatu !' .

La cicatrice sulla fronte di Lorenzo, causata dallo sgambetto di una radice.

I sentieri che stranamente non seguivano le curve di livello.

La prenotazione a nome Barbarelli al Rif.Genova e la spettacolare cena a base di canederli, uova speck e patate.

Jens, l'ottavo Mussato, il ragazzo di Monaco che camminava docici ore al giorno per i monti e che per qualche tratto è stato nostro compagno di viaggio.

Il prato delle marmotte.

La doccia al Rif.Firenze, la più grande che io abbia mai trovato in un rifugio.

L'emozione all'attacco della ferrata. Almeno mezz'ora per imbragarci e controllarci l'un l' altro.

Il panorama dalla cima del Sass Rigais.

I dieci minuti di grandine in ferrata e la discesa che non finiva mai.

La mela della strega del Rif. Firenze rubata da Rubigno che ci procurerà la maledizione (cfr. punto precedente).

Le Foto del Trekking.