Avevo sentito parlare di Santa Felicita come un dazio da pagare al CAI prima di potersi avvicinare al mondo delle ferrate ed ero preparata psicologicamente a trovare qualcosa di difficile da affrontare, ma non mi aspettavo una tale tristezza di paesaggio e la totale mancanza di soddisfazione nel salire e attraversare una parete tanto impervia quanto insulsa. Possibilità di arrampicare su roccia pari a zero. Per tutto il tempo della ferrata si è costretti ad appoggiare mani e piedi sul ferro degli scalini, dei chiodi e di pioli. Gli unici punti dove si riescono a mettere le mani su roccia sono infestati dai ragni. Il percorso si svolge luno una parete verticale leggermente strapiombante e dopo i primi cinque scalini di ferro si è praticamente su un IV grado. Chi si trova per la prima volta ad avere a che fare con una via ferrata, non fa in tempo a capire come vanno fissati i moschettoni al cavo che deve preoccuparsi ad assicurarsi con una longe perchè le braccia sono già stanche. La ferrata non porta da nessuna parte ma corre su una parete prima in salita poi in orizzontale e poi in discesa. Non c'è nulla vedere, non c'è una cima su cui salire. Niente di niente. Solo fatica e insetti da schivare. Per non parlare del concentrato di umidità che si trova nella valle e che rende ogni appiglio sul ferro scivoloso.
Però tutti i CAI del Veneto continuano a portare gli allievi a Santa Felicita e probabilmente perdono metà degli iscritti ogni volta. Possibile che non ci sia una parete migliore in tutto il Veneto dove creare una palestra per chi si vuole avvicinare al mondo delle ferrate ?
Comunque è fatta e visto che ci piace andare in montagna, nonostante Santa Felicita, pensiamo ai prossimi appuntamenti del XI corso escursionismo avanzato, sperando che siano più entusiasmanti di questa domenica.