venerdì 31 agosto 2012

19 Agosto 2012. Tofana di Rozes mt 3225. La rivincita

Ore 8.00 Rifugio Dibona mt 2083. Cielo azzurro limpido. 
Oggi si può ripetere la sfida tra i piccoli ( quasi tutti piccoli) escursionisti con velleità alpinistiche e  la grande, immensa Tofana di Rozes, 3225 mt di roccia dolomia.

Scegliamo la via normale, sulle tracce di Grohmann e dei cacciatori ampezzani che per primi salirono questa cima. Oggi l'alpinismo è un' altra cosa. Grohmann non aveva i bolli blu, la traccia sul ghiaione, il rifugio Giussani come punte d'appoggio, ma la conquista della vetta è sempre un'avventura ed un'emozione e, come mi hanno insegnato, due cari amici che erano con noi in questa avventura, ognuno di noi può scrivere la propria storia dell'  alpinismo fatta di piccole e grandi imprese.

La Tofana di Rozes è stata una cima conquistata passo dopo passo, lentamente in una giornata di sole come poche si vedono in montagna.
In cima noi, polacchi, spagnoli, inglesi, qualche altro italiano. Tutti soddisfatti, tutti con un ricordo da portare a casa e una storia da raccontare.

Le immagini della Tofana di Rozes che mi resteranno a lungo impresse nella mente:  a 200 metri dalla cima, uno spigolo bianco che sembra impossibile e bellissimo, in vetta, la vertigine di essere più alti di qualsiasi cosa, ma molto più alti, la torre grande di Falzarego, fatta ieri, piccolissima, il sentiero di discesa così ripido che temevo di restare in cima sempre.

Dal diario di Grohmann, 23 agosto 1863 "...questi uomini erano guardaboschi, cacciatori di camosci o contadini, ma nessuno era guida. Tutti però facendomi da guida nelle ascensioni che pur compivano per la prima volta, tutti senza eccezione andarono oltre ogni aspettativa."

Anche noi, questa volta, siamo andati oltre ogni aspettativa.



mercoledì 22 agosto 2012

18 Agosto 2012 - Torre Grande del Falzarego

18 Agosto. 
Secondo giorno di permanenza in zona Falzarego. La sera precedente al Rifugio Dibona, tra Tortelloni ai funghi, casunzei agli spinaci , uova e speck e  wuster bagnati da una birretta, lunga discussione sulla via di roccia da fare il giorno successivo. Viene votata una via di 5 /6 tiri di IV massimo, sulla torre grande del Falzarego.
L' avvicinamento di un'oretta,  prima per sentiero e poi per ghiaie e roccette, tra i mughi, potrebbe scoraggiare almeno una parte dei tanti alpinisti o presunti tali che si trovano in zona Cortina nella calda settimana di questo ferragosto.   
In effetti , la scelta è appropriata in questo senso. Trovare l'attacco non è facile. C' è solo un' altra cordata prima di noi ma sono già in alto. 
Facciamo due cordate. Gli esperti Renato e Roberta davanti, i meno esperti ( cuor di coniglio e Glauco) seguono. 
Abbiamo tre friends nuovi di negozio e speriamo di riuscire ad usarli. Renato, parte un'attimo titubante ma poi è veloce. Noi stiamo ancora facendo su le mezze corde. I  primi due tiri , dove ci sono i passaggi di IV, porta su la corda Glauco. Io seguo da seconda. A parte un passaggetto bastardo, ma forse perchè non ci siamo ancora scaldati, la via è divertente. Dopo discussione animata, cuor di coniglio consente a portare su la corda al terzo tiro perchè il grado è  massimo IV- e sono solo 25 metri, ma manca la sosta,  e così si fa anche il quarto tiro quasi per intero. La via è bella verticale, ma c'è proprio di tutto da prendere e solo quando cuor di coniglio sente la forza di gravità delle mezze corde tirare verso il basso ( F = 4 kg * (9,8 Kn  al quadrato), guarda in basso e gli omini in fondo al sentiero sono proprio piccoli.

All'ultimo tiro, Roberta perde il contatto audio con Renato. Ci troviamo in sosta in tre e non sappiamo se lui è arrivato o meno. Dovrebbe essere fuori. La corda sembra tesa. Roberta parte e tutto è a posto. 
Con calma arriviamo in cima anche noi per facili roccette. Non c'è la croce , ma un bellissimo ometto a salutarci.. Siamo a 2500 metri. 

In parete segue un'altra cordata composta da due giovani alpinisti di Treviso.Uno di loro è alla prima esperienza in montagna ed ha un casco da cantiere della protezione civile. Arrivano in cima anche loro e ci complimentiamo gli uni con gli altri. C'è grande soddisfazione.

Perfetto, e adesso come si scende? Nella relazione fotocopiata dalla guida del Bernardi si legge " discesa , come itinerario N° 86 ". Peccato che l'itinerario n° 86 non è stato fotocopiato!

Dalla parte opposta della salita ci sono due canali ripidi ( Madonna che ripidi). Intanto arrivano in cima, da un altro itinerario,  due francesi, probabilmente sono scesi dal Monte Bianco per venire a riposarsi in Dolomiti, perchè appena il tempo di farsi una foto e si lanciano giù da uno dei due canali legati in conserva ( pazzi !!).
Su uno dei canali vediamo un cordone ( almeno da 10, ma chissà da quando è qui, probabilmente dagli anni 80 quando hanno aperto la via ) ancorato ad un masso irremovibile e con un anello. Lungo il canale ci sono altri chiodi. Renato cala in moulinette Roberta che ogni tanto passa un rinvio per 20, 30, 40, 50 metri.( Ahia sta finendo la corda!) . Finalmente esce dal canale e blocca la corda. Noi e i ragazzi di Treviso ci assicuriamo con un machard e iniziamo a scendere nel canale. Passaggi di II e III e tanta tanta ghiaia. Era più facile la salita.

Alla fine del primo canale, si gira a sinistra in un altro canale di 20 metri, che finisce in una cengia esposta ancora a sinistra e in discesa fino alla sosta per una doppia di circa 30 metri. Ancora qualche ghiaia e arriviamo al sentiero di salita. Però ... alpinismo puro! Autostima a mille. 
La cena del Dibona ci aspetta!