giovedì 21 luglio 2011

17 luglio - Gruppo dei Monzoni da Passo San Pellegrino

Eravamo partiti da Padova alle sei di mattina verso Passo San Pellegrino per fare il sentiero attrezzato Bepi Zac , che parte dal passo delle Selle a 2500 metri e sale lungo la cresta di Costabella. L'obiettivo era quello di arrivare fino a Forcella Uomo e quindi avevamo anche la corda per attrezzare se necessario.
Obbiettivo impegnativo. Tutti convinti ( quasi tutti). Qualcuno aveva già brontolato per l'alzataccia e invece di partire alle 6, come da programma, era partito mezz'ora dopo correndo in autostrada in barba agli autovelox e aveva anche dichiarato che per eliminare dislivello e recuperare tempo avrebbe preso la cabinovia.
Io, la cabinovia ? " Mai. Se si fa , si fa tutta a piedi. "




Ad Agordo troviamo un po' di confusione perchè consegnano i pettorali per la Transcivetta che credevo una gara per pochi eletti, ma dal numero dei partecipanti non sembrerebbe. Forse al mondo ci sono più superman che comuni mortali.
La pasticceria non ci tradise però nemmeno questa volta, nonostante la ressa. Meglio un krafen alla marmellata che una barretta energetica.



Partiamo in quattro ( io, Tabarez, Ale e Tabani) dal passo San Pellegrino. Alri due ci raggiungeranno con la cabinovia da Costabella al passo delle Selle. Attorno a noi, tranquille vacche di montagna molto belle e con le ciglia lunghe ci guardano. Andrea ha i pantaloni rossi ma non c'è nesun toro che lo carica.
In alto nuvoloni neri posizionati esattaente sulla cresta di Costabella....



Al passo delle Selle scopriamo che la sera prima ha grandinato copiosamente e ai bordi del sentiero ci sono ancora dei mucchi di ghiaccio che sembrano appena usciti dal frezeer. Il gestore, al quale chiedo un parere dopo essermi imbragata, ci sconsiglia la salita, visto il tempo, e così , un po' demoralizzati, apriamo la carta topografica in cerca di qualche ripiego ( mi riprometto che la prossima volta verrò in montagna solo con alta pressione e sole previsto su tutte le alpi, promessa mai mantenuta sinora).
Sulla carta si vede il rifugio Taramelli e la passeggiata verso il rifugio sembra non troppo corta. Arrivati lì, in base al tempo e al nostro spirito, decideremo cosa fare. Ancora non sappiamo quale splendida avventura ci riserva questa meta alternativa.
Iniziamo a scendere nella valle di Monzoni per un sentiero ripido. La zona è ricca d'acqua . Ci son cascate a destra e a sinistra. Proseguendo nella discesa, ad un certo punto, vediamo il rifugio di pietra e fatto a cubo, chiuso nella valle. Visione da favole. Credo di aver fatto la stessa espressione di Biancaneve quando ha visto nel bosco la casa dei sette nani. Inizio a pensare che la sveglia alle cinque non è stata inutile, nonostante la rinuncia all'obbiettivo iniziale.



Al Tarmelli non hanno le cartoline per la mia raccolta e così lascio al gestore 2 euro e il mio indirizzo facendomi promettere che mi spedirà la cartolina a Padova. Oggi è il 15 di Agosto e non è ancora arrivato nulla ma sono fiduciosa nella bontà del gestore.
E' solo mezzogiorno e pensare che la mia escursione finisce qui e che dopo pranzo rifacciamo il percorso a ritroso non mi sta bene. Nemmeno un giro ad anello ????
Dalla carta sembrerebbe possibile proseguire fino al rifugio Vallaccia ( mt. 2275.) salire fino alla foreclla la Costella ( mt. 2510) e poi ridiscendere un po' sotto il passo San Pellegrino in direzione Moena , forse un po' più vicino a Moena che al passo ma si potrebbe risolvere con l'autostop per riprendere la macchina.
Due dei miei amici, quelli della cabinovia, hanno fame e uno ha anche mal di testa e quindi non se la sentono di fare il giro ad anello, ma Michele, generosmente, si offre di venirci a riprendre all'uscita del sentiero a Ronc di Fassa con la macchina. Noi quattro rimasti, a questa frase, ci scambiamo una rapida occhiata e quindi Ale esclama " Beh , se è così allora possiamo davvero provarci". In tre secondi abbiamo già gli zaini in spalla e correndo salutiamo e auguriamo buon pranzo e buon ritorno !! Ci vediamo a Ronc di Fassa.




Il sentiero verso il Vallaccia non è molto ripido per cui teniamo un bel passo sostenuto. Sulla strada incrociamo una serie di casette di legno attrezzate a bivacco. Bello, da farci un pensierino a ripassare di qui. In 45 minuti siamo al Vallaccia ed è persino comparso il sole. Il rifugio è di legno con gli infissi rossi e dentro è caldo ed accogliente. Peccato non potersi femare più a lungo. In ogni caso hanno la cartolina per la mia raccolta.



Breve pausa e quindi si punta alla forcella. Il sentiero si fa più impegnativo. Ci mettiamo il casco per passare sotto il paretone di punta Vallaccia. Scaliniamo sulla grandine del giorno prima impaccata come neve ghiacciata. Tabarez vince la sfida per la forcella e arriva primo. In cima tira una bella aria ma ancora non piove.



Foto di rito anche perchè da qui inizia la discesa e le difficoltà dovrebbero essere finite. E invece... ecco la prima sorpresa. Dalla carta il nostro sentiero dovrebbe scendere più meno verticalmente a zig zag dalla cima e invece il segnavia indica di prendere a sinistra. Proviamo a seguire la labile traccia indicata dalla tabella ma questa finisce nel niente perciò ritorniamo alla forcella e tirata fuori la bussola e orientata la carta decidiamo di scendere. Dopo una cinquantina di metri iniziamo a vedere dei segni bianchi e rossi che ci danno la conferma di aver preso la strada giusta.



Il sentiro procede su terreno sconnesso dagli scavi delle marmotte che nascoste fischiano in continuazione. Pericolo oggettivo della montagna: "possibilità di cadere dentro un buco di una marmotta" ai corsi non te lo insegnano ma qui è proprio così.



Il sentiero non è molto segnato, ma più o meno capita la direzione, ci siamo orientati con la bussola e la carta. Bellissimo l'incrocio con altri sentieri dove c'era il palo con tutti i segnavia attaccati tranne il nostro che era per terra.


Incontri ravvicinati con marmotte a iosa e ad un certo punto verso il limitar del bosco con mucche e cavalli ed infine anche con un cerbiatto che ci guradava dall'alto curioso.


Ore 15 e 30 suona il mio cellulare in fondo allo zaino. E' Michele che è già arrivato al passo San Pellegrino per sapere a che punto siamo. Non ne ho la più pallida idea ma mento spudoratamente per paura che non ci aspetti. "Siamo già nel bosco sui 1700 metri , fra mezz'ora arriviamo all'uscita del sentiero."


Dopo dieci minuti troviamo un cartello che indica "ronc di fassa 50 minuti". Un acceleratina finale, qualche goccia di pioggia e non ci hanno aspettato neanche più tanto.


Grazie a tutti, anche questa volta è stata un'avventura stupenda.

Il link del percorso rilevato con il GPS.