lunedì 4 gennaio 2010

Su e giù per Monte della Madonna

Preambolo:Questa volta, riguardo al titolo, sono stato abbastanza neutro. Avrei voluto ripetere un più evocativo "La salamandra e il Santo BIS" in quanto anche stavolta avrei potuto citare entrambi i personaggi (Sant'Antonio porseèto e la salamandra) ma le condizioni di quest'ultima (spiaccicata sull'asfalto) mi hanno convinto ad abbandonare l'idea.
Conclusa la doverosa precisazione, vi racconterò delle eroiche gesta di quel volenteroso gruppo di Mussati che il 4 gennaio del nuovo anno ha sfidato un freddo gelido per compiere il periplo di Monte della Madonna, sui colli Euganei.
Il ritrovo degli "Intrepidi" è stato fissato alle 9.30 (poco CAI, ma molto comodo), in via Aita (Aita, chi era costui??non lo sa nessuno, manco Wikipedia, figuriamoci Chiara...).
Partiti alla volta di Rovolon decidiamo, una volta arrivati sul posto, di ingozzarci di brioches e cappuccino al bar del patronato: ottima scelta, considerando la cortesia delle due signore, la bontà della crema e il tepore del bar!
Subito (alle 11.00, con molta calma...) iniziamo il cammino lungo il sentiero n. 17 che, attraverso un fitto bosco e su un terreno completamente ghiacciato e duro, ci porta in circa un'ora a raggiungere la cima del Monte della Madonna: impressionante e un po' triste la vista delle mega antenne che lo sovrastano...anche se il cellulare effettivamente prende 143.289,99 tacchette di segnale!
Di lì a poco raggiungiamo il Santuario dedicato a Sant'Antonio porseèto (si chiama così, secondo una tradizione popolare) e, fatta una breve visita della chiesetta e della terrazza panoramica, riprendiamo la nostra via.
Giù di nuovo in mezzo al bosco, lungo l'Alta via dei colli N.1 (o lungo il Sentiero Alpino che in quel tratto la ricalca), ci fermiamo su una panchina per un rapido pranzo: nonostante il tiepido sole facciamo in tempo a congelarci un po' tutti...
Tutti infreddoliti riprendiamo il cammino in direzione della chiesetta di Sant'Antonio: lungo la via, su un tratto roccioso esposto al sole, possiamo osservare stupiti numerose piante di fico d'India! Raggiunto l'obiettivo, ci concediamo un po' di minuti per esplorare la grotta dell'eremita, la chiesetta a lui dedicata e suoniamo la campana in segno di buon auspicio per le future avventure mussate.
Il cammino riparte e in breve raggiungiamo la fine del sentiero e la stradina che ci riporterà alla partenza.
Dentro di noi rimarrà il ricordo di una giornata che, per quanto gelida, ha saputo regalarci grandi soddisfazioni, un cielo terso e panorami stupendi con vista su larga parte dell'arco alpino.
Ah...dimenticavo: al ritorno cioccolata calda con panna: bòna anca quea!!