domenica 25 ottobre 2009

Ottobre 2009 - Corso di Arrampicata Sportiva

Un tintinnio di ferraglia, una voce che nel silenzio di una valle alpina grida qualcosa , alzare lo sguardo e vedere dei piccoli punti colorati alla parete.

Gli alpinisti, gli scalatori, i freeclimbers che vedevo dal basso sono sempre stati per me qualcosa di simile ai supereroi, avvolti da un alone di fascino e mistero.

Da escursionista, ho sempre affrontato la montagna, nel modo più orizzontale possibile, con un piede ben fermo nel sentiero, di certo non avrei mai pensato di potermi trovare su una parete, attaccata ad una corda come loro. Ma un po' perchè nella vita non si sa ma mai cosa può succedere, un po' perchè è innato nel genere umano o forse solo alla specie di cui faccio parte, cercare di emulare i propri idoli e superare sempre i propri limiti, è successo che sabato 30 ottobre ho fatto lo spigolo del nasetto a Rocca Pendice. Sarà anche un via mono tiro e non l'avrò fatta da primo, ma a guardarla da sotto fatta da qualcun altro, sembra una salita più adatta all'uomo ragno che ad un comune mortale.

Arrampicare è estetica pura: un gioco di equilibrio e concentrazione mentale. Serve una buona dose di grinta e una perfetta consapevolezza del proprio corpo. In parete artificiale prevale la parte di gioco, su roccia si deve usare molto la testa, per leggere la parete e trovare la sequenza di piccoli passi che permettono di salire. Mentre sali, lo senti chiaramente se stai danzando con ritmo oppure se stai procedendo a caso. Non puoi mentire a te stesso.


Cose piacevoli dell'arrampicata: trovare con la mano una presa rassicurante che è dietro e non si vede, individuare un piccolo appoggio per i piedi, sentire le gambe che ti spingono sicure verso l'alto, appiattirsi contro la parete per stare in equilibrio e riposarsi un po', arrivare alla sosta e sentirsi wonder woman.

Cose meno piacevoli: sentire il peso della corda che stati cercando di infilare nel rinvio, farsi venire il dubbio sul nodo a otto quando stai per scendere, le scarpette che stringono.

Cose brutte : capire che sei quasi arrivato a rinviare e stai per cadere, sentirsi tirare in alto con forza quando fai sicura.

Un ringraziamento particolare ad Andrea, l'istruttore di arrampicata sportiva per aver detto che non sono troppo vecchia per cominciare, a Marco, la guida alpina, per avermi incoraggiato a continuare e infine a Glauco per aver seguito la sottoscritta in questa ennesima iniziativa.

domenica 4 ottobre 2009

20 SETTEMBRE 2009 - FERRATA VIALI A CIMA GRAMOLON

Alla partenza ci ritroviamo in sei: Michele, Chiara, Vale, Marco, Cate ed io.
Si aggiungono Barbara e Ciro, di altra scuola cai, amici di Michele e Chiara.

Michele è partito con l'idea di provare la ferrata Viali per valutare se proporla come gita sociale il prossimo anno.
Chiara e Barbara sono partite con l'intenzione di fare una tranquilla passeggiata.
Io, da persona molto indecisa, mi sono portata appresso l'attrezzatura e ho valutato sul posto.

Al rifugio Bertagnoli abbiamo formato i due gruppi:
Chiara e Barbara hanno deciso di portare avanti la loro scelta e raggiungere Cima Gramolon per il comodo sentiero ad anello, tutti gli altri, me compresa, hanno optato per provare la ferrata.

Tanta è la voglia di fare la ferrata che arriviamo in cima senza averne visto l'attacco.
Dopo rapido consulto di mappe e persone di passaggio decidiamo di tornare indietro.

L'attacco della ferrata è in un canalone, a pochi minuti di cammino dal rifugio Bertagnoli (sentiero 221).
Indossiamo imbrago e attrezzatura e dopo rapido controllo a vicenda partiamo.
Ciro attacca per primo seguito a ruota da Michele .... e ... mi ritrovo a chiudere per la prima volta.
Il primo brivido ha le sembianze di una scala lunga, contorta, che sembra spalmata sulla roccia, e dal bellissimo color ruggine.
Qualcuno di quelli che precedono ha il sospetto che sbricioli sotto il suo peso altri la sentono muoversi .... i presupposti sono ottimi direi!
La affrontiamo uno alla volta non sostandovi troppo.
Tocca a me; ho le gambe che tremano come foglie; il tempo che impiego per percorrerla sembra interminabile ma, alla fine, arrivo in cima.

Tra passaggi un po' “tecnici” ed altri un po' “noiosi” la ferrata prosegue sempre all'interno di un canalone.
C'è più di un punto in cui non si può far altro che far forza sulle braccia.
Vola qualcosa ... è la digitale di Vale....
Pazienza! Ci accontenteremo delle foto di Michele.
Cerco di arrampicare e mi attacco ad un bel spuntone di roccia ma, ahimè, mi rimane in mano!
Per un attimo penso di tornare indietro ma, alla fine, decido di proseguire.
Non ci facciamo mancare proprio nulla: Michele attrezza un punto "lungo" con una bellissima lounge "al kevlar" che qualcuno impiegherà un po' a recuperare.
E arriviamo al gran finale!
Una lunga e comoda scaletta ci attende.
La affrontiamo uno alla volta mentre gli altri si proteggono da una grigia “grandinata”.

Sono in cima, son tutti spariti, mi ritrovo circondata da pini mughi e vari accenni di sentieri; mi volto, vedo dall'alto il rifugio Bertagnoli ma anche tante nuvole che stanno arrivando, indovino il sentiero giusto e raggiungo i mussati.

Ce l'ho fatta, a parte qualche tentennamento, devo dire che questa volta la ferrata me la sono proprio goduta, non c'era nessuno che premeva dietro e nessuno davanti che mi incitasse ad accelerare il passo.

Infine ci ritroviamo con Chiara e Barbara intirizzite dal freddo nell'attesa del nostro arrivo.
Pranziamo tutti allegramente su una forcella.
Rispolverando poncho ed antipioggia scendiamo, per la comoda mulattiera, non permettendo a Chiara di concludere l'anello e scovare il suo brillante.
Allegre api si uniranno poi a noi per il brindisi finale.


Com'era la ferrata?
Facile si forse ma da non sottovalutare
Per principianti no
Sicuramente fattibile con le dovute cautele e precauzioni.